Quando un condomino non paga le spese condominiali, l’amministratore è tenuto ad attivare una procedura legale chiamata decreto ingiuntivo. Non si tratta di una scelta facoltativa, ma di un dovere previsto dalla legge. Infatti, secondo l’articolo 1129 del Codice Civile, l’amministratore deve agire entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio contabile in cui il credito è maturato.

Nel primo semestre del 2025, è stato registrato un aumento del 20% dei ritardi nei pagamenti condominiali, secondo l’associazione ANAMMI. Un dato che conferma la difficoltà economica di molte famiglie, spesso legata all’aumento delle spese energetiche.

Per evitare che i mancati pagamenti danneggino la stabilità economica del condominio, la legge permette all’amministratore di rivolgersi direttamente al tribunale, senza bisogno dell’approvazione dell’assemblea. Il giudice, verificata la documentazione che prova il credito, può emettere un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo.

Questo significa che, anche se il condomino fa opposizione, il decreto resta valido e permette di iniziare subito la procedura di pignoramento dei beni. La somma richiesta deve essere certa, liquida ed esigibile, e deve risultare da documenti ufficiali, come il bilancio approvato dall’assemblea.

Inoltre, l’amministratore è obbligato a fornire ai fornitori che lo richiedono (ad esempio imprese di pulizie o aziende che hanno effettuato lavori) i dati dei condomini morosi. È importante sapere che, come previsto dall’art. 63 delle Disposizioni per l’attuazione del Codice Civile, i creditori possono agire nei confronti dei condomini in regola solo dopo aver tentato di riscuotere le somme dai morosi. In questo contesto, il nuovo decreto ingiuntivo rappresenta uno strumento utile a tutelare il condominio, garantendo equità tra tutti i proprietari.

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