La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base per far fronte all’inflazione record, nonostante il timore che l’impennata dei prezzi dell’energia possa spingere l’eurozona in recessione. La decisione, sostenuta all’unanimità da tutti i 25 membri del consiglio direttivo, fa seguito al precedente aumento dei costi di finanziamento della BCE, che ha portato oggi 22 Novembre il tasso di deposito di riferimento della banca dallo zero al 2%, il livello più alto dal 2011.
L’ultimo rialzo dei tassi arriva nonostante i crescenti timori di una contrazione dell’economia dell’area valutaria nei prossimi mesi, a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia – in gran parte dovuta al blocco delle forniture europee di gas da parte della Russia – che ha colpito le imprese e le famiglie di tutta la zona Euro. La BCE ha aumentato i tassi di 50 pb (punti base) a luglio; una mossa di questo tipo non si vedeva da oltre un decennio. L’ultimo aumento di 75 pb era stato un aggiustamento tecnico di tre settimane per facilitare il lancio dell’euro nel 1999.
In risposta alla mossa della BCE, anche la banca centrale danese ha aumentato il suo tasso di riferimento di 75 pb, portandolo allo 0,65%, in linea con il suo mandato di mantenere stabile la corona danese rispetto all’euro. La mossa ha posto fine a quasi un decennio di tassi negativi nel Paese.
Finora i dati economici dell’eurozona sono rimasti sorprendentemente solidi. La crescita è aumentata di uno 0,8% inaspettatamente forte nel secondo trimestre e il tasso di disoccupazione ha toccato il minimo storico del 6,6% a luglio, rafforzando gli appelli della BCE per un’azione più “energica” sui tassi.
La banca di Francoforte ha alzato le previsioni di crescita per quest’anno al 3,1%, ma ha tagliato le previsioni per l’anno prossimo allo 0,9% e ha ridotto quelle per il 2024 all’1,9%.
Tuttavia, a differenza di molti economisti, la banca non prevede una recessione – due trimestri consecutivi di calo della produzione – ma piuttosto un suo ristagno nel corso dell’anno corrente e nel primo trimestre 2023. Una previsione meno rosea sempre elaborata dalla banca centrale ipotizza un drastico peggioramento della crisi energetica europea, con l’economia dell’Eurozona che in questo caso sarebbe colpita da contrazione dello 0,9% il prossimo anno. Lagarde ha dichiarato che alcuni rischi dello scenario negativo si sono già concretizzati, come l’interruzione dei flussi di gas da parte della Russia attraverso il gasdotto Nord Stream 1 che passa sotto il Mar Baltico e arriva in Germania.