La pandemia sta trasformando le città e il modo di vivere dei suoi abitanti a ritmi sempre più incalzanti. Tutto dev’essere a portata di click, o raggiungibile in pochi minuti, al massimo 15. L’idea arriva dalla sindaca parigina Anne Hidalgo, che con il suo progetto “la Ville du quart d’heure” ha rivoluzionato il modo di vedere l’urbanizzazione delle città.

Un’idea suggestiva e molto interessante, quella di Hidalgo, che promuove da un lato la micro economia delle zone metropolitane, fatte da piccoli negozi e botteghe oggi molto spesso abbandonate in favore dei grandi centri commerciali, dall’altro dimostra la volontà di attivare un ciclo di vita volto al miglioramento della sostenibilità ambientale. Meno sprechi, meno movimenti, più aria pulita e salubre. La città dei 15 minuti deriva dal concetto di “unità di vicinato” elaborato per la prima volta nel 1923 per lo sviluppo urbanistico di Chicago. La prossimità di servizi, attrezzature pubbliche, edifici pubblici e residenze costituivano di fatto vere e proprie comunità, oggi chiamati anche cluster, in grado di contrastare l’alienazione che molte persone vivono nelle grandi città.

Lo schema utilizzato da Anne Hidalgo per raccontare la città dei 15 minuti

Lo schema utilizzato da Anne Hidalgo per raccontare la città dei 15 minuti

Il caso di Milano analizzato in occasione della Giornata Nazionale della Casa

Il documento Milano 2020 redatto da Palazzo Marino include tutti i pensieri che ruotano attorno al concetto di “città dei 15 minuti”, con un piano di studio sulla micro mobilità e la mobilità sostenibile, quella elettrica, che vorrebbe essere implementata e resa capillare nel contesto nazionale.

Durante la Giornata Nazionale della Casa è stata redatta una classifica circa la vivibilità dei quartieri milanesi, un po’ per valutare dove ci troviamo oggi, un po’ per pianificare gli interventi di domani. Dal report si evince come le aree meglio servite, o più complete da un punto di vista dei servizi a 360 gradi, siano quelle che vivono tra il centro e la periferia. Di fatto, nel caso di Milano, sono proprio le aree che vivono tra le due circonvallazioni. Porta Vigentina-Porta Lodovica è il quartiere con maggiori servizi nell’arco dei 15 minuti. La zona residenziale, l’Università Bocconi e le numerose strutture mediche pubbliche e private fanno si che già oggi questa zona sia un’unità di vicinato ricca di servizi. Subito a seguire, per le stesse ragioni, troviamo Città Studi e la Bicocca. E’ interessante in tal senso evidenziare come la presenza di poli scolastici e universitari crei una serie di servizi che si generano per l’affluenza di studenti e giovani in generale poi fruiti anche dal resto della comunità.

Le zone che invece necessitano di più strumenti e azioni in previsione di una Milano “a portata di piedi” sono quelle alla sua estrema periferia; Crescenzago-Cascina Gobba al Forlanini, Ponte Lambro a Rogoredo, Boffalora-Muggiano e Figino fino a Roserio, dove la scarsità di scuole e impianti sportivi e per il tempo libero sembra essere la motivazione principale della mancanza di servizi.