Prima di valutare soluzioni di tipo smart, come il telelavoro o più semplicemente il lavoro da casa, è necessario considerare i pericoli che ancora oggi sono parte integrante di questa modalità lavorativa. Innanzitutto, occhio alle collaborazioni-truffa, che stanno dietro l’angolo. Il rischio si sta riducendo grazie a veri e propri atti legislativi, che impongono alle aziende di avere un indirizzo contrattuale preciso. Dunque attenzione alla pagina contatti. Se non esiste, vi siete già risposti da soli. E poi, ancor più importante, bando all’improvvisazione, non sempre utile ai fini dell’obiettivo.

Secondo FlexJobs sono tre gli aspetti che stanno alla base della selezione da parte delle aziende: la dotazione tecnologica, la predisposizione delle persone e le caratteristiche del compito da eseguire. Basti pensare che «Il 71% delle aziende che si trovano davanti a uno studio di fattibilità pone particolare attenzione alla mappatura e alla valutazione dell’insieme di strumenti e servizi che costituiscono la dotazione tecnologica, per verificare – ad esempio – che le persone possano lavorare con efficacia da remoto o in mobilità», riporta l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

Come da titolo, le opportunità di annunci di lavoro remoto sono in aumento, a partire dalla modalità di telelavoro per alcuni giorni della settimana fino a giungere al completo full time, ovvero tempo di lavoro a tempo pieno. I settori maggiormente esposti a questa nuova mofalità di impegno sono quello informatico, quello dell’informazione – e quindi periodici, giornali e blog online -, e quello della finanza. Sul podio delle prime 100 aziende troviamo Appen, LiveOps e Amazon. E poi ci sono il colosso di Bezos, Xeros, Dell, IBM, Salesforce, Sap, Nielsen, Motorola, Adobe tra le altre. Insomma, un mix di aziende che sviluppano software tecnologici e altre che trattano di finanza.

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Fonte: FlexJobs