Dopo lo scoppio della bolla immobiliare nel lontano, ma non lontanissimo, 2008 in molti Paesi del Mondo, la successiva impennata dei prezzi in alcune aree, e specificatamente in alcune città in particolare, fa prevedere un nuovo possibile orizzonte instabile per quel che riguarda il mattone nel Mondo.

Il rapporto di Ubs Global Real Estate Bubble Index 2018, organo che studia e analizza i casi di notevole sopravvalutazione dei mercati immobiliari nei principali mercati immobiliari, riconferma tutt’oggi la paura di una bolla speculativa a Hong Kong, una delle città cinesi più quotate nella zona asiatica. Ma non solo. Subito dietro alla capitale cinese troviamo Monaco di Baviera, Toronto, Vancouver, Londra e Amsterdam. Tra le città che hanno mostrato la maggior flessione nell’ultimo periodo, allontanandosi dal rischio di bolla, troviamo Stoccolma e Sydney, mentre Boston, Singapore e Milano evidenziano prezzi coerenti con le dinamiche di mercato.

La ricerca pubblicata da Cushman & Wakefield, titolata “Winning in Growth Cities”, evidenzia come Milano sia per gli investitori un ottimo punto di riferimento, sia per le asset class tradizionali, sia per quelle alternative. Per quanto riguarda i volumi in gioco, la Cbre ha pubblicato un report che evidenzia come nei primi nove mesi del 2018 i volumi di profitto siano in calo del 25% rispetto al 2017, nonostante il +22% strappato dal settore retail, che ha attirato in Italia circa 1,7 miliardi di euro di investimenti. Anche il settore uffici è aumentato, con una Milano protagonista che occupa ben il 79% del totale con 1,3 miliardi di euro investiti. Un mercato dinamico, quello di Milano, che vede la domanda di affitto non mancare.