Raffinatezza, comfort e decoro, ma anche sperimentazione, passione per il bello, momento di incredibile espressione in una matrice molto spesso serrata. Le portinerie, o per meglio dire gli ingressi Milanesi, hanno svolto nel secolo passato la funzione di filtro tra lo spazio pubblico e quello privato. E a Milano, città dove la prima impressione è decisamente quella che conta, questi luoghi di scambio hanno acquisito nel tempo lo status di “luogo rappresentativo”. A ben pensarci, l’atrio d’ingresso è proprio quel che viene dopo la facciata esterna, è uno spazio di condivisione dove il linguaggio che connota l’edificio è declinato alla sua forma più pura. E così, Milano si è arricchita nel tempo di ingressi maestosi e modernisti, imbellettati, disegnati, decorati, dai più rinomati architetti e designer del panorama milanese e internazionale. Da Giovanni Muzio a Piero Portaluppi, passando per le piastrelline a diamante di Gio Ponti e al linguaggio eclettico di Luigi Caccia Dominioni, i suntuosi ingressi sono un tripudio di ceramiche e marmi lucenti, tappeti arabeggianti oppure dalla vibe contemporanea, bassorilievi e statue, corrimani dalle curve sinuose, portinerie fatte di vetro e cemento, vasti mosaici, decorazioni con piante e cassette delle lettere dal design mai scontato.

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A introdurre oggi questi luoghi dal fascino incredibile è un libro edito da Taschen, casa editrice di fama internazionale, conosciuta per il suo impegno nella divulgazione delle sette arti e mestieri, e ben altro. Ingressi di Milano è un libro che tutti dovremmo avere, o ricevere, per ripercorrere davanti ad un bel calice di vino le bellezze di un passato ormai lontano, ma non troppo. Il volume comprende edifici costruiti tra il 1920 e il 1970, e presenta alcuni degli edifici più celebri di Milano, come la Casa Melandri in Viale Lunigiana 44a di Gio Ponti  e Alberto Rosselli o la casa di Viale Tunisia 39 di Aldo Avati. Le foto d’autore e i preziosi contributi editoriali esplicano la natura dei materiali e degli impianti utilizzati, relazionando la tecnica alle implicazioni storico-artistiche e sociali di ciascun ingresso.

Per approfondire: http://www.domusweb.it/it/opinioni/2015/04/08/portinerie.html

Foto: in copertina, due ingressi presentati nel libro edito da Taschen “Ingressi di Milano” , sotto, l’atrio a caverna di Casa Berri Meregalli in via dei Cappuccini 8 progettata da Giulio Ulisse Arata tra il 1911 e il 1915, con i ferri battuti di Alessandro Mazzuccottelli e le ceramiche vetrificate di Villeroy & Boch (courtesy domusweb)